Finire il liceo in una scuola internazionale: è il sogno dei "Collegi del mondo unito"
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martedì 5 febbraio 2019
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di Gabriella Mola
Parliamo di un'organizzazione nata nel 1962 su iniziativa dell’educatore tedesco Kurt Hahn. Il maestro, osservando il clima di tensione creato dalla Guerra fredda, sosteneva l'importanza di creare delle classi composte da ragazzi provenienti da luoghi differenti: una condizione ideale per inculcare negli allievi il rispetto delle diversità culturali, gettando così le basi per un avvenire senza conflitti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Un'intuizione affascinante, che si tradusse nell'apertura di un primo istituto in Galles. Ne seguirono altri, a volte inaugurati appositamente in zone colpite da scontri armati: è il caso di Mostar, nella Bosnia-Erzegovina e di Duino, vicino Trieste. Quello di Montezuma invece, situato nello stato americano del Nuovo Messico, ospitò Giulio Regeni, dottorando italiano ucciso nel 2016 in Egitto in circostanze ancora oscure.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma cosa hanno di particolare questi collegi? Innanzitutto propongono lo studio di sei materie tutte in lingua inglese, tre delle quali (a scelta) vanno però particolarmente approfondite. Ogni lezione prevede momenti in cui poter analizzare le problematiche globali, abituando gli alunni all'idea che tutto si può risolvere col dialogo e liberandoli così da qualunque pregiudizio etnico, religioso, politico e di genere.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Una visione cosmopolita e responsabile che coinvolge anche la vita al di fuori delle aule. I giovani vengono incoraggiati a mostrare ai loro colleghi usi e costumi della propria terra e si prendono cura della scuola: provvedendo per esempio alla manutenzione dei giardini o all’autogestione del bar della struttura. Completa il programma un'intensa attività fisica, giudicata indispensabile per il benessere dell'individuo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Un modo insolito dunque di conseguire la maturità, con due grossi vantaggi: l'apprendimento di lingue straniere e il godimento di una lunga esperienza all'estero, ottimi requisiti per proseguire gli studi in università ambite.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Entrare nei collegi però è tutt'altro che semplice. Intanto bisogna conoscere questa realtà, visto che la Scuola non si pubblicizza più di tanto, limitandosi a qualche incontro sporadico nei licei. «Dopo aver inviato la propria candidatura, seguono due selezioni - ci spiega il 15enne barese Roberto, che attende in questi giorni di conoscere l’esito dell’esame -. La prima è su base regionale, la seconda su scala nazionale, in cui i candidati vengono semplicemente ascoltati: ad essere scelti sono coloro che manifestano una maggior apertura mentale e un'attitudine alla cooperazione con lo straniero».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Tra i vincitori, quelli più meritevoli e con una condizione economica sfavorevole sono ammessi gratuitamente. Gli altri pagano una retta in base alle proprie disponibilità o cercano enti filantropici disponibili a erogare borse di studio. Del resto l'organizzazione è finanziata solo attraverso donazioni private, versate da chi crede nel progetto di queste scuole "melting pot".Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«È stata una delle esperienze più belle della mia vita - racconta Eva Trotta, 21enne barese che nel 2014 "emigrò" dal liceo Flacco all'istituto di Dilijan, in Armenia -. Ho imparato i valori della condivisione e dell'aiuto reciproco e non poteva essere altrimenti, visto che dormivamo in sette in una stanza: praticamente una proiezione in piccolo di come dovrebbe essere il mondo». (Vedi foto galleria)
La ragazza ha avuto modo di fare amicizia con coetanei giunti da ogni angolo del globo, "trasmettendo" tradizioni della propria terra quali la pizzica e apprezzando musiche "lontane" come quella di Bob Marley. Ed è stata coinvolta in tante piccole iniziative simboliche: su tutte la piantumazione degli "alberi dell'amicizia", ciascuno simboleggiante un paese di provenienza.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Oggi Eva studia cooperazione umanitaria nel College of the Atlantic del Maine, negli Stati Uniti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Qui il sito della United world college
(Vedi galleria fotografica)
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I commenti
- Diomede Illuzzi - bella iniziativa! bella anche la redattrice!
- Carmine Panella - In Italia ce n'è uno solo, a Duino dove l'Italia è più stretta, solo 1 km tra il Carso e le falesie amate da Rilke.